Recensioni

L'Avaro - 26 agosto 2016

Articolo di Francesca Saglimbeni pubblicato sul quotidiano "L'Arena" il 26 agosto 2016.

"L'Avaro" trasloca in un Nord est anni '80

Tabula Rasa rilegge e attualizza il classico di MolièreTabula Rasa rilegge e attualizza il classico di Molière
Un opulento imprenditore del Nordest giunto alla settantesima primavera, e cinto in un elegante abito bianco - come a voler, da un lato celarne le origini "villane", dall'altro mondarne l'anima macchiata di avarizia - tiene in pugno la sorte dei suoi due figli e di quanti sono costretti alla sua mercè.Innamorato cronico del denaro accatastato in tanti anni di attività, al quale dedica religiosi altarini e spasmdiche attenzioni, perché non vada perduto nemmeno un centesimo, il ricco possidente intende infatti sposare la giovane Mariana, di cui è però segretamente innamorato anche il figlio Cleante, e maritare la figlia Elisa, che a sua volta spasima per l'intendente di casa Valerio, con l'anziano, ma facoltoso, Anselmo.Scena dopo scena, si squarcia il velo su un'intensa vicenda moderna, tra le cui righe troviamo riscritta una celebre trama d'altri tempi. Quella dell'avido Arpagone, che per accrescere le sue ortune è disposto a sacrificare anche il benessere dei figli, finendo beffato dall'intero paese, e tuttavia masi davvero redento.E' un Avaro che non ti aspetti, quello proposto fino al 30 agosto nel chiostro di Santa Maria in Organo, dalla compagnia Tabula Rasa, nell'innovativo adattamento e regia adi Mirko Segalina.Ben lontano dai costumi e diaoghi borghesi descritti nel capolavoro di Molière. E ciononostante, di una singolare valenza espressiva, favorita dall'audace caratterizzazione di tutti i personaggi-interpret: da Stefano Spille, calato in un nevrotico Arpagone dall'accento veneto, al brillante Giuseppe Schinaia, insolito Valerio in abiti da paninaro, alla spigliata Elena Modugno, interprete del ladruncolo Freccia, fino all'esilarante Veronica Tieni, contemporanea donna immagine di nome Frosina.Una rilettura apprezzata quella di Segalina che attraverso la ricollocazione spazio-temporale della vicenda, ambientata in una effimera scenografia di cartoni, catapulta personaggi e spettatori in un nordest di inizio anni '80 in piena fioritura industriale, "restituendo un'umanità disorientata che vivacchia come nel mezzo di un perenne trasloco".

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