Quando la chicca è fatta con ingredienti buoni basta il colpo d'occhio per capirlo. Gustarla, poi, è una delizia come è accaduto al chiostro di Santa Maria in Organo per Il malato immaginario della compagna Tabula Rasa, che nella rassegna Teatro nei cortili ha fatto il pieno di applausi.Quando la chicca è fatta con ingredienti buoni basta il colpo d'occhio per capirlo. Gustarla, poi, è una delizia come è accaduto al chiostro di Santa Maria in Organo per Il malato immaginario della compagna Tabula Rasa, che nella rassegna Teatro nei cortili ha fatto il pieno di applausi.Il regista Mirko Segalina si distingue nel panorama teatrale per la capacità di esprimere il fine dell'arte, come diceva Oscar Wilde «rivelare l'arte è nascondere l'artista», il che significa, come abbiamo potuto vedere, mettersi al servizio del testo e al meglio della recitazione, conquistata, e si sente, a suon di pratica. Se il pubblico si aspettava di assistere ad un classico Molière, non è andata proprio così, anzi, «le malade» è un ipocondriaco d'oggi munito di «computer con la mela» senza il quale non potrebbe trovare compensazione al bisogno di sentirsi acciaccatissimo, o meglio dire, quasi moribondo.I nomi dei medici che attorniano il suo letto a baldacchino «che più bianco non si può», hanno nomi onomatopeici, quali dottoressa Fecis e professoressa Cagherai, con inetto figlio al seguito, anch'egli cerusico, di quelli che è meglio evitare se non si vuole davvero tirar le cuoia. E le donne di casa? Moglie e figlia di Argante, vestono tubini dark anni '80 così come Beralda, sorella dell'allettato: solo la cameriera Tonina, invece, indossa la divisa tipica del suo ruolo, sebbene moderna. Il fatto, poi, che i visi di tutti gli attori siano bianchi di cerone ad effetto maschera, con gli occhi pittati di nero e le labbra a contrasto, non è casuale: Segalina, infatti ha voluto rendere surreale la figura umana collocandola in una dimensione universale, al di là dello spazio e del tempo, e con variazioni dei nomi originali di alcuni personaggi, come del resto la commedia ottimamente rappresenta. Inserita in una scenografia che sembra rubata alle geometrie di Mondrian e commentato da brani musicali di forte impatto tra cui la Toccata e Fuga in re minore di Bach, il lavoro di Tabula Rasa stuzzica lo spettatore, stimola il suo senso critico, lo diverte. Fino all'ultima battuta di questa esemplare storia sul riscatto dell'egoismo, insomma, si tocca con mano «l'idea narrativa» di una filodrammatica coi fiocchi.
Articolo di Michela Pezzani pubblicato sul quotidiano "L'Arena" di Verona il 23 agosto 2014.